La salute di genere, una proposta per il futuro

È con grande piacere che presentiamo il primo numero dell’Italian Journal of Gender-Specific Medicine, la prima e unica rivista scientifica di “genere” in Italia.

Il progetto editoriale, cui ha lavorato per quasi un anno Il Pensiero Scientifico Editore con la collaborazione incondizionata di Novartis, è focalizzato sulla gender-specific medicine e vuole contribuire a un maggiore sviluppo e diffusione di una cultura della medicina di genere nel nostro Paese.

Uomini e donne sono naturalmente diversi, il loro cervello evolve differentemente a seconda della storia individuale. Le diseguaglianze tra maschi e femmine sono biologiche e sociali, sanitarie e culturali, etiche, religiose, economiche e perfino, in tempi di Expo, alimentari. Il “genere” all’interno di tale complessità è ormai riconosciuto (OMS, 2006) tra i fattori che determinano la salute, ponte tra i fattori sociali e quelli sanitari. Sono ormai molto numerosi gli studi scientifici che dimostrano come essere uomo o donna, maschio o femmina, condizioni l’insorgenza e l’evoluzione delle malattie, l’approccio diagnostico e terapeutico, così come la riabilitazione e la guarigione.

Sempre di più negli ultimi decenni emerge un paradosso: gli uomini guadagnano più anni in salute, le donne guadagnano più anni in disabilità. Dipenderà dai fattori biologici o dai fattori sociali, o da entrambi? E il genere diventa il protagonista del dibattito, poiché per valutare le diseguaglianze di salute non si può prescindere da una delle variabili chiave, il “genere” appunto.

Nel nostro Paese la cultura di genere non è ancora decollata, si sta facendo molto ma non abbastanza e mancano per il momento strategie di genere a livello sanitario, sociale, culturale e politico. E questo nonostante le diseguaglianze sociali siano responsabili di un terzo dei decessi nella sola Europa. Promuovere una ricerca di genere e attuare politiche di genere significa affrontare le differenze e le diseguaglianze, e operare in modo da garantire equità di trattamento e accesso sanitario, ma non solo, a uomini e donne.

The Italian Journal Gender-Specific Medicine nasce proprio per stimolare un dibattito e favorire la diffusione della cultura di genere attraverso il coinvolgimento di diversi stakeholders, riconosciuti come in grado di operare in modo da contrastare le diseguaglianze: medici, internisti e specialisti, ricercatori clinici e di base, farmacologi, decision-maker, payer, dirigenti sanitari, economisti e bioeticisti, così da mettere in comune esperienze e contatti con quanti sono impegnati a promuovere la medicina di genere, e costruire una rete di professionisti e di collegamenti interdisciplinari che tendano a una sua equa applicazione.

Alla realizzazione della rivista, di respiro internazionale e con contributi in italiano e inglese, partecipano un Comitato scientifico e un Board editoriale rappresentati dai massimi esponenti del mondo della sanità, delle istituzioni, dell’economia, della bioetica e della cultura in generale.

Ogni numero prevede almeno tre macro-aree:

attualità, con news, resoconti, interviste con i vari protagonisti della Sanità nazionale e regionale, aggiornamenti sulle normative e le social policies europee, nazionali o locali;

dalla letteratura e dal mondo, con schede di contributi di particolare interesse apparsi su riviste internazionali, segnalazione e resoconti di eventi e congressi;

rassegne e original articles, cui è dedicata la parte centrale di ogni quaderno per approfondimenti scientifici, resoconti di ricerche sperimentali o osservazionali, analisi per sottogruppi, rassegne narrative o revisioni sistematiche.

Introduce al primo numero della rivista l’editoriale di Giovannella Baggio dell’Università di Padova che fa un excursus sulla storia e l’evoluzione della medicina di genere a partire dal noto editoriale di Bernardine Patricia Healy pubblicato dal New England Journal of Medicine. Baggio sottolinea la dimensione interdisciplinare della medicina di genere che studia l’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, sulla fisiopatologia e sulla patologia umana. Tutta la evidence-based medicine si fonda innegabilmente su studi condotti in prevalenza negli uomini, occorre dunque ristudiare le patologie in termini di genere. Baggio si sofferma sulle malattie cardiovascolari, in particolare l’infarto, che rappresentano uno dei campi della salute più esplorati rispetto al genere e auspica l’applicazione nella pratica clinica quotidiana di una medicina genere-specifica.

Flavia Franconi dell’Università di Sassari definisce i termini “sesso” e “genere” tra i quali esistono interazioni complesse e continue tanto che non sempre è facile distinguerli l’uno dall’altro. Le differenze cominciano a essere rilevate, sebbene nella pratica clinica la donna rimanga ancora svantaggiata con conseguente minore appropriatezza di cure, ridotto profilo di sicurezza dei farmaci e maggiori eventi avversi, nei confronti dei quali le donne presentano maggiore vulnerabilità. Il contesto è determinante sulla salute, l’epigenetica mette a nudo le modalità con cui la società modifica il corpo biologico eliminando la dicotomia tra sesso e genere. L’autrice auspica l’introduzione di sistemi di valutazione che utilizzino standard genere-correlati.




Seguono Rita Ostan e Claudio Franceschi (Università di Bologna) con Daniela Monti (Università di Firenze) che si concentrano su alcuni aspetti della longevità della donna e sulle peculiarità genetiche e culturali che la caratterizzano, per cercare di capire le ragioni che permettono alle donne di vivere più a lungo. I ricercatori si soffermano su specifici tratti genetici ereditati dalla madre e su taluni aspetti culturali che pesano nelle prime fasi della vita e ne caratterizzano i comportamenti.

Nel loro paper Renato Razzolini e Carlo Dal Lin, dell’Università di Padova, esaminano le differenze di genere nello scompenso cardiaco, un problema di salute in crescita nei paesi occidentali e più significativo nella donna rispetto all’uomo, specie nelle età avanzate. Nella review si prendono in esame le caratteristiche dell’insufficienza cardiaca rispetto a epidemiologia, genetica, fisiopatologia, sintomi, trattamenti e prognosi. Le differenze, concludono gli Autori, suggeriscono anche differenti interventi terapeutici.

Le donne sono più esposte al rischio di demenza di Alzheimer: una patologia in forte aumento, tanto che nel 2050 una persona su 85 ne sarà affetta. Carlo Gabelli e Alessandra Codemo, che si occupano di invecchiamento cerebrale all’Università di Padova, analizzano quanto e perché il sesso e il genere impattano sulla biologia del cervello influenzando in modo differente le funzioni cognitive di maschi e femmine. Nel paper si analizzano l’aspetto genetico, l’effetto della menopausa, l’azione degli ormoni, l’influenza dell’ambiente, in particolare dell’educazione, e fattori di rischio quali il diabete di tipo 2 e l’ipertensione.

A seguire, l’interessante articolo sulla medicina di genere come campo d’indagine atto a favorire un dialogo con altre prospettive di ricerca, prime tra tutte la sociologia e la filosofia del diritto, discipline che hanno fatto emergere la cosiddetta identità di genere e il loro pieno titolo ai diritti, in primis il diritto alla salute. Orsetta Giolo e Maria Luisa Bernardini dell’Università di Ferrara partono dalla critica di genere, ne evidenziano i parallelismi con la medicina di genere che trovano ragion d’essere nei medesimi presupposti e finalità: eguale valorizzazione delle differenze ed effettività dei diritti. Le Autrici si soffermano in particolare sul cosiddetto “dilemma delle differenze” e arrivano ad assumere come la medicina di genere decostruisca gli stereotipi che hanno influenzato la medicina oltre che il diritto, la politica e la società.

Mariapaola Salmi

Editor in Chief

mp.salmi@libero.it